Cascate del Varone

Il fragore dell’acqua una mattina al parco-grotte delle Cascate del Varone

(Via Cascata 12, Tenno, 3 Km a nord di Riva del Garda direzione Varone o lago di Tenno)
di Ghita Beltrami

Oggi piove anche se il lago è bello con la pioggia ci sembra un occasione per visitare la zona. Ho chiesto ai proprietari dell’albergo Riviera cosa avrei potuto visitare nei dintorni senza andare troppo lontano e subito mi hanno chiesto se avessi mai visto le Cascate del Varone. Io, che da poco conosco il Garda, ovviamente non avevo ancora scoperto questo luogo. Milena mi suggerì subito di indossare nonostante la temperatura mite una giacca impermeabile e mi disse, la Cascata è una delle poche cose che bisogna proprio visitare con una giornata come questa. Allora mi diressi con l’auto e il mio compagno verso Riva, le indicazioni sono abbastanza evidenti a solo 3 km dal lago di Garda dalla cittadina di Riva, seguendo le indicazioni per Canale di Tenno si arriva facilmente alle Cascate del Varone. Parcheggiai l’auto nell’adiacente parcheggio e per mio stupore non c’era neanche tanta gente a fare la coda per pagare il biglietto d’entrata. Ma rimasi subito sbalordita nel vedere la massa d’acqua e il suo frastuono precipitare da un’altezza indefinibile così ad occhio nudo. Per fortuna avevo con me abbastanza materiale informativo fornitomi dall’Hotel Riviera e così incomincia la mia avventura alla Cascata.
L’acqua proviene dalle perdite sotterranee dal lago di Tenno che forma il torrente Magnone (o Varone), precipita da un’altezza di 90 metri con grande forza dentro una forra all’interno della montagna in un imbuto roccioso. Questo raro spettacolo naturale è apprezzabile in tutta la sua imponente bellezza grazie ai sentieri che consentono di ammirare il salto d’acqua da due punti differenti: uno inferiore e uno superiore. La Grotta inferiore si trova ad 1 metro sopra la prima passatoia si nota subito come il lavoro di erosione delle rocce calcaree svolto dall’acqua in circa 20.000 anni abbia creato un tempio dove ci si addentra fino a raggiungere la parte finale della caduta. La forra è illuminata elettricamente si possono quindi contemplare le decorazioni calcaree che rivestono le pareti delle grotte. Uno spettacolo creato dall’acqua con l’abilità di uno scultore. Sullo sfondo della stretta, una profonda voragine formata da massi di roccia panciuta, nuda, scivolosa come ventri enormi di pesci, la massa d’acqua si riversa giù con un rumore assordante.
Ritornando brevemente sui propri passi si sale attraverso il parco e il giardino botanico dove grazie ai numerosi cartelli esplicativi si possono studiare aspetti interessanti sulla flora e la fauna del microclima gardesano piante tipicamente mediterranee ed altre che generalmente si ritrovano in alta montagna molte varietà di colture, anche non autoctone, che convivono perfettamente.
Dopo 115 scalini, attraverso il giardino botanico si raggiunge finalmente la grotta superiore, principale punto di osservazione della cascata. L’accesso è reso possibile grazie ad un tunnel di circa 15 metri, scavato dall’uomo, che conduce fino dentro la montagna: la scena è impressionante. Siamo di fronte ad una vera e propria voragine, una gola fantastica completamente scavata dall’acqua, dalla  profondità di quasi 100 metri. Il fragore, le correnti d’aria e l’acqua vaporizzata mi avvolgono totalmente. A mezzogiorno i raggi del sole tagliano l’acqua polverizzata creando splendidi arcobaleni, alla fine del percorso naturalistico, anche la vista che si apre davanti ai miei occhi permettendo di vedere Riva del Garda e il bacino del Garda dall’alto.
Molto interessante è anche l’edificio della biglietteria, si nota subito la sua particolarità allora incominciai ad informarmi su di esso e scoprii che fu progettato all’inizio del secolo  scorso dal famoso architetto Giancarlo Maroni (Arco 1893-Riva del Garda 1952), considerato L’architetto del lago. A Maroni fu dedicata una mostra e un volume presentato al museo civico di Riva del Garda e dallo stesso pubblicato nel 1993 (a  cura di Fulvio Irace, ed. Electa-Museo Civico Riva del Garda) poiché Maroni aveva ideato e  progettato il Vittoriale degli Italiani, residenza di Gabriele D’Annunzio a Gardone Riviera come la centrale del Ponale di Riva del Garda e altri noti edifici gardesani.
L’accesso al pubblico alla Cascata del Varone fu consentito fin dall’inaugurazione avvenuta il 20 giugno 1874 al cospetto del Re di Sassonia Giovanni e del Principe Nicola del Montenegro.
Grandi personaggi si alternarono per visitare il luogo come il libro degli ospiti può testimoniare, suscitando emozioni e suggestioni, l’apertura al pubblico fu voluta dal re di Sassonia, Giovanni come attrazione per quella che a quei tempi era considerata una zona di cura molto importante una ‘Kurort’ come la vicina Arco e Gardone Riviera mete obbligate per teste coronate, menti letterarie e artisti tra i quali Francesco Giuseppe, Umberto II di Savoia, Franz Kafka, Gabriele D’Annunzio, Gustav Klimt, DH Lawrence sono solo alcuni dei nomi che visitarono questo antro suggestivo e risedettero sul Garda.

​Thomas Mann visitò la cascata del Varone per la prima volta all’età di trent’anni. Il grande scrittore tedesco restò meravigliato per le suggestioni che il luogo emanava, lo descrive come uno spettacolo orrido ma allo stesso tempo affascinante, un antro racchiuso in una forra che l’acqua ha scavato per milioni d’anni, non una massa luccicante e fragorosa, non una cascata possente e cristallina. Mann si ricordò molti anni dopo della cascata del Varone, per la scena chiave del suo romanzo “La montagna incantata” (1924) una grande speculazione filosofica sulla malattia e sulla morte dove non potevano mancare riferimenti all’acqua prendendo ispirazione dalla cascata definendola: «profonda voragine formata da sassi di roccia panciuta si riversava giù con un rumore assordante. La folle e possente doccia stordiva, incitava paura e causava allucinazioni uditive. Si udivano dietro, sopra, e da tutte le parti richiami minacciosi e ammonitori, trombe e rozze voci maschili. Sopra, dalla galleria, si guardava giù nella fantastica gola nel cui profondo splendeva rossa la luce elettrica: un ingresso per l’inferno, per la fucina di Vulcano…».
E così termina la mia mattina piovosa trascorsa in una dimensione ancora più umida uno spettacolo della natura che vale veramente la pena di aver visitato; dove l’acqua penetra nelle viscere della terra polverizzandosi, creando un turbinio che ora, alla luce dei raggi del sole, si trasforma in un caleidoscopio multicolore. E’ già l’una e visto che la giornata si sta schiarendo si potrebbe continuare per raggiungere il vicino Lago di Tenno, ma il desiderio di tornare all’Hotel Riviera a Limone e rilassarsi finalmente al sole assorbire l’energia possente di quella roccia che sovrasta il lago è più forte di noi, rimandiamo la visita al bel laghetto per un altro giorno.

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